I Am Céline Dion: non è il canto del cigno!

I Am Céline Dion
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Io sono Céline Dion è il nuovo docu film proposto in streaming dal 25 giugno da Amazon Prime, ma queste sono notizie ormai vecchie. Come risapute sono tutte le indiscrezioni, vere o false, trapelate negli ultimi anni sulle condizioni di salute della cantante canadese.

E quindi di cosa parliamo?

Non del successo mondiale di questa casta diva o del suo amore viscerale per la musica che definisce la bussola della sua vita – lei dice dove andare e io la seguo – e nemmeno della malattia autoimmune rarissima che l’ha colpita e con cui sta combattendo da oltre quattordici anni – la sindrome della persona rigida – bensì desidero analizzare il testo e la melodia dell’ultima canzone con cui si chiude il film.

E se avrete pazienza di leggere l’articolo, impiegando 5 min. del vostro tempo, capirete la ragione del PERCHÈ di tutte queste parole…

Io sono Céline Dion

I Am Céline Dion probabilmente potrebbe essere letto come il canto del cigno, l’ultimo messaggio con cui la cantante decide di dare l’addio al palcoscenico, alla musica e al suo pubblico che, negli ultimi due anni di totale silenzio, l’aspetta pazientemente confidando nel suo rientro.

I Am Céline Dion per me è stato tutt’altro… Prima di scrivere questo articolo l’ho voluto rivedere più volte in modo da focalizzarmi non sul racconto in sé, non sulle stupende immagini della villa lussuosa in cui vive – e che sinceramente fanno invidia! – ma sulla potenza del messaggio di lotta e resilienza che invia a ciascuno di noi.

Qual’ è il vero messaggio?

Non è un addio. Piuttosto un urlo di battaglia che esce dal profondo del dolore, dello scoraggiamento, della paura. È l’urlo di un’ammalata che non vuole arrendersi alla malattia e decide, con perseveranza e un’incredibile forza interiore, di attaccarsi alla vita con le unghie e con i denti: “Non mi fermerò… Se non posso correre, camminerò; se non posso camminare, striscerò “.

Con queste parole termina il film che in poco più di un’ora ti colpisce al cuore come un pugno diretto, forte e ti spinge a riflettere… Una casa stupenda che è diventata una prigione, un corpo che decide al posto della testa, una voce che non c’è più e allora mi sono fermata a pensare che in fondo siamo davvero tutti uguali.

La malattia non guarda in faccia a nulla e al suo cospetto tutto si azzera: ogni diversità di sesso, età, estrazione sociale, professione.

Il dolore è uno ed è quello per tutti.

L’ultima canzone prima della fine del film

Ho pianto e non mi vergogno a dirlo… La melodia è uno struggente connubio di archi che sostengono le note teneramente espresse dal pianoforte e accentuano il climax della canzone. Ma è il testo, le parole che, lette con i sottotitoli in italiano, esprimono quel “who I am” che ciascuno di noi, nei propri momenti difficili, si domanda.

Devo essere me stessa, devo
devo essere chi so essere dentro…
… Se fossi qualcun altro
starei solo nascondendo
chi sono.
È sempre stato lì
Ci ho solo messo un po’ a trovarlo
Chi sono.

E tutto termina; il turbinio delle emozioni che una canzone può esprimere e farci esprimere è davvero impressionante…

E Cèline lo sa bene: “Che canzone!” sussurra “Quanti sentimenti, accidenti”.

E io rimango inebetita e penso al MIO di dolore, alla MIA malattia e afferro questo urlo che in qualche modo mi dà speranza, spengo la tv e, grata per quelle parole, affronto la notte.

Vi lascio il video… I Am Céline Dion

Perdonatemi la qualità del video e dell’audio, ma il mio cellulare più di così non ha saputo fare! Guardate, leggete, ascoltate e lasciatevi trasportare…

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