Miei cari amici di penna,
continua il nostro viaggio nel mondo della scrittura. Oggi parleremo del momento culminante (o “climax“), ossia di quel punto di massima intensità che trasporta il lettore nell’emozione del momento , e lo induce a “fotografarlo” nella mente come evento indelebile della narrazione.
E per chi si fosse perso i suggerimenti di scrittura precedenti:
Il punto di vista del narratore
La voce della parola scritta: il dialogo
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Indice
Che cos’è il climax?
Immaginate un romanzo come un lungo viaggio. Giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, si alternano gli avvenimenti, alti e bassi, i momenti di gioia e i momenti di noia. Di un viaggio, alla fine, rimarranno impressi nella mente gli scorci più drammatici, gli avvenimenti più emozionanti, mentre le tappe di trasferimento e le ore passate a sonnecchiare svaniranno senza lasciare traccia.
In qualità di scrittore, dovreste essere in grado di guidare i vostri lettori nel percorso narrativo come in un viaggio memorabile.
Per climax, termine anglosassone ormai d’uso comune che deriva dal greco klimaks, “scala”, s’intende una svolta memorabile nel tragitto narrativo, ossia quel punto di massima intensità che trasporta il lettore nell’emozione del momento, e lo induce a “fotografarlo” nella mente come evento indelebile della narrazione. l’incontro, o lo scontro, di due protagonisti, il salvataggio da un naufragio, l’arresto di un assassino dopo un inseguimento, l’azione decisiva che inchioda l’avversario…sono i climax che ognuno porta con sé e che costituiscono i picchi di tensione emotiva e drammatica di un cammino.
In definitiva il climax è…
E’ una tecnica narrativa complessa e quindi va appresa con lo studio, con l’applicazione e con tanto esercizio.
Per creare un climax perfetto si deve lavorare molto e con grande competenza perché altrimenti si rischia di non far decollare la nostra storia perché chi legge sente che la storia non decolla, non lo prende, ma non ne conosce il motivo. Se ciò accade è probabile, per non dire certo, che nella storia il climax sia l’assente ingiustificato.
Quindi, giusto per riepilogare un concetto assai importante il climax è…
Il succedersi crescente di una serie di cambiamenti fino al raggiungimento di un apice, l’apogeo.
Lasciate che il lettore tiri un pò il fiato
E’ inevitabile che, dopo un culmine tanto elevato, la tensione debba poi allentarsi.
E’ il momento in cui inizia l’anticlimax, ossia la fase in cui il lettore può tirare il fiato per prepararsi ad affrontare la svolta successiva della storia.
Nell’arco della narrazione si possono riscontrare diversi momenti cruciali: colpi di scena, apici di tensione, svolte, rivelazioni inattese, catastrofi o altro. Tutti insieme questi elementi, costituiscono il filo di tensione a corrente alternata della trama. Fondamentale, però, è distinguere tra i vari momenti di tensione che si incontrano all’interno di una storia e il climax ultimo, “il momento culminante”, ossia quello determinante in cui esplode e si risolve il nucleo dell’intera vicenda.
La maggior parte delle storie contiene una sua ragion d’essere, una motivazione portante, il famoso “why”, il perché, che le impedisce di perdere slancio lungo tutta la sua durata.
Terminare al culmine della tensione
Consideriamo allora il climax come il momento risolutivo di una serie ascendente di avvenimenti, dopo di che la tensione si scioglie in maniera definitiva.
Per definire questa fase conclusiva, i francesi hanno coniato il termine dénouvement, letteralmente “scioglimento del nodo”. Questo è il momento in cui è bene che la narrazione si fermi, perché una volta che tutti i suoi nodi sono sciolti, qualsiasi continuazione rischia di diventare un altro inutile caso di anticlimax.
Maggiore è la tensione accumulata fino a quel punto e maggiore sarà l’impatto del momento risolutivo.
Soddisfare o no le attese del lettore?
Il modo migliore di concludere una storia dipende in gran parte dalla struttura che lo scrittore le ha dato fino a quel punto, dal grado di tensione che è riuscito a creare e dall’effetto che intende raggiungere.
Ogni testo narrativo implica un disegno e quindi un punto terminale. Se l’obiettivo di un personaggio è di arrivare dal punto A al punto B, il finale, se è coerente, coinciderà col suo raggiungimento. Se la storia ruota attorno alla soluzione di un mistero, il finale coinciderà con la sua soluzione. Il senso di compiutezza che segue le ultime parole di una narrazione gratifica il lettore perché appaga le sue aspettative e la sua curiosità, confermando la capacità organizzativa dell’autore.
La suspense narrativa
Il segreto della tensione drammatica sta proprio in questo gioco delle attese, per cui l’esito è sempre in dubbio. Finché dura l’incertezza tra un finale prevedibile e una possibile trasgressione l’interesse per la lettura è assicurato.
Sapere dove la storia andrà a finire, eppure dubitarne sino alla fine è ciò che ci permette di provare quel profondo coinvolgimento quando ci immergiamo nella lettura e di tenere il fiato sospeso proseguendo nella vicenda: è il segreto della suspense narrativa.
Evitare che l’epilogo sia scontato.
Nei mondi creati dalla narrativa c’è sempre la possibilità di stabilire un ordine morale.
Infatti l’autore può fare in modo che nell’universo della storia il bene sia premiato e il male punito, e se così non avviene il lettore vorrà sapere il perché. Nella realtà invece le cose non funzionano sempre in questo modo e sfuggono a qualsiasi controllo. In fondo, scrivere è anche un modo per affermare che un ordine può esistere, un riflesso del fatto che tutti cerchiamo più o meno consapevolmente di trasformare la vita in un racconto in cui proiettiamo noi stessi, le nostre speranze e i nostri sogni.