Intervista a Gianpiero Romano

Gianpiero Romano

Ginanpiero Romano: il musicista, l’insegnante e l’uomo

Gianpiero Romano, classe 1990, non è soltanto un collega di lavoro, ma un amico. Un amico con cui condivido l’amore per l’insegnamento ma anche per l’arte, la creatività, la voglia di lasciare traccia delle proprie passioni. Ciascuno di noi lo fa alla propria maniera: io attraverso la scrittura e lui attraverso la musica.

Ed è di questa sua passione vi voglio parlare, scrivere, lasciare traccia.

Gianpiero Romano è di origini pugliesi, ma trapiantato a Parma per lavoro. Sul suo lavoro torneremo durante l’intervista e quindi, per adesso, soffermiamoci un po’ sul suo essere un musicista. Per cui…

Pronti, partenza, via!

E per chi si fosse perso l’intervista che ha inaugurato questa sezione…

Intervista a microfono spento a A. Camilleri

Iniziamo con l’intervista

Gianpiero, a quanti anni hai iniziato a suonare? E come hai scoperto il tuo strumento?

Premetto che a casa mia la musica si è sempre respirata. Non sono un “figlio d’arte” ma la musica mi accompagna da sempre. In famiglia, di musicisti, ne abbiamo avuti e qualcuno di loro ha pure fatto strada. Un mio cugino stretto, ad esempio, è un oboista abbastanza affermato. Ha lavorato in Rai a lungo e ha collaborato con Ennio Morricone (vedesi Gabriel’s Oboe), ma non è questo che ha orientato la mia scelta. Semplicemente io la musica ce l’ho nel sangue.

Il mio strumento è la batteria.

La batteria mi è sempre piaciuta, soprattutto vederla suonare dal vivo. Ho iniziato a studiarla all’età di diciassette anni un po’ per caso. Vicino al bar di mio padre abitava un ragazzo che suonava questo strumento e io, un giorno, scherzando, gli chiesi se mi desse delle lezioni. A quanto pare, invece, lui non “scherzava” e mi disse di andare a casa sua per fare una lezione-prova. Dopo quella lezione iniziale se ne susseguirono tante altre. Con lui ho studiato per circa due anni. Dopo il diploma di scuola superiore, a diciannove anni, ho iniziato a studiare solfeggio e pianoforte da un insegnante; nello stesso tempo ho incominciato a studiare percussione con un altro docente e a vent’anni ho fatto l’esame di ammissione al Conservatorio e sono entrato nella Scuola di strumenti a percussione.

Io ho dato una “sbirciatina” ai tuoi profili social e ho ascoltato il brano finale della tua laurea. In quell’occasione suonavi uno strumento che non ho mai visto e che non conosco. Che strumento è?

È un vibrafono. È uno strumento che non nasce come strumento classico o orchestrale, ma come strumento musicale del genere Pop (intesa come musica popolare, o meglio Jazz).

Io ho studiato percussioni orchestrali, che non sono quelle etniche, quelle che solitamente conosciamo un po’ tutti. Durante la fase dello studio non poche le difficoltà che ciascun studente incontra. Io sono stato molto fortunato perché a sostenermi, oltre alla grande passione per la musica e la mia consueta tenacia, c’erano mia moglie (che allora era la mia fidanzata), i miei genitori, mio fratello e anche i miei colleghi della classe di strumenti a percussione. Con questi ultimi, a distanza di anni, sono ancora in contatto. Loro sono stati importantissimi sia dal punto di vista professionale che umano, soprattutto umano.

Spiegami!

In Conservatorio, nel corso di strumenti a percussione, sono cinque gli strumenti che vengono studiati: tamburo, timpani, xilofono, vibrafono e marimba.

Gianpiero Romano1

La particolarità, ci tengo a sottolinearlo, è che quasi tutti gli studenti di percussioni hanno un passato da batterista. Quasi tutti si approcciano alle percussioni dopo, nella fase dello studio vero e proprio. Nessuno le chiede mai da bambino perché non le conosce, non ne sa dell’esistenza.

Le percussioni sono un mondo e io, lo devo ammettere, amo questo mondo. Forse perché mi piace “paciugare” con i suoni.

Quindi, deduco, hai registrato degli inediti.

Si, ne ho registrato qualcuno. Non sono pubblicizzati, ma sono regolarmente registrati alla Siae. Se ti va di ascoltarli, li trovi sul mio profilo You Tube. Sono tutti strumentali, ispirati ai miei gusti musicali e in particolare alle colonne sonore. Le colonne sonore sono la mia passione.

https://www.youtube.com/watch?v=PB0W457pI1k

La passione per l’insegnamento di Gianpiero

Il tuo sogno è diventare un musicista professionista o il tuo mestiere di insegnante ti appaga?

Bella domanda!

In realtà è un bel connubio. L’uno non prescinde l’altro, camminano di pari passo. Amo suonare e ogni tanto lo faccio da professionista, ma per me l’insegnamento è la priorità.

Perché priorità all’insegnamento?

Forse perché mi piace più insegnare che suonare, ma la risposta non è del tutto esatta. Diciamo che ho fatto delle scelte ben ponderate. La vita del musicista di professione è molto frenetica, per certi versi instabile, perché si è continuamente in viaggio, la mia natura, la mia indole, invece, sotto alcuni punti di vista è “statica”. Io ho sempre desiderato un lavoro che mi consentisse di potermi dedicare ai miei affetti, alla mia famiglia, e l’insegnamento me lo permette. Grazie all’insegnamento mi sento “statico”, stabile, ma poi la musica, il mio essere un musicista mi fa essere e sentire perennemente in movimento, in continua evoluzione. Quando compongo entro in un altro mondo, in un’altra dimensione. Quello che so con certezza è che la musica mi appartiene ed è un fuoco che ho dentro che non si spegne mai. È parte di me e viene fuori anche con l’insegnamento.

Il modo di lasciare traccia di Gianpiero

Mi togli una curiosità?

Certo!

Poco fa mi hai detto che componi e che alcuni tuoi brani posso trovarli su You Tube. Hai mai pensato di appoggiarti a una casa discografica o per te ha troppi vincoli e paletti?

Io preferisco non avere una casa discografica alle spalle. Suono per passione e, se dovessi affidarmi a una casa discografica vincoli e paletti ci sarebbero. Quei vincoli e quei paletti io non li voglio e quindi preferisco autoprodurmi. Io non ho mai avuto l’ambizione di pubblicare degli album che venissero pubblicizzati da grandi case discografiche. Io “produco”, o meglio, mi autoproduco, perché mi piace l’idea di lasciare traccia.

E allora iniziamo a lasciare traccia!

Iniziamo da qui, anche se un’ultima domanda vorrei fartela.

Dimmi.

Che cos’è, per te, la creatività?

Dipende dal contesto. In generale, per me, la creatività è ottenere qualcosa di utile partendo da un’idea semplice e trovare una strada diversa e “sottovalutata”. Mi sento di dire che la creatività vada a braccetto col problem solving. Tuttavia, la creatività può servire anche a risolvere dei conflitti. Ho dato una risposta un po’ troppo filosofica, ma ti giuro che non l’ho fatto volutamente.

Ci credo

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