Io, piccola ospite del fürher

Io, piccola ospite del fürher

Ci sono autori che, seppur poco conosciuti, sono molto prolifici e meritano di trovare collocazione all’interno delle nostre biblioteche personali. Helga Scneider, scrittrice tedesca naturalizzata italiana, è tra queste. Non c’è suo romanzo che non mi induca a riflettere e a ripercorrere una pagina della nostra storia per fare memoria. Ed è tra i libri che servono per fare memoria che va collocato il suo romanzo Io, piccola ospite del fürher, edito da Einaudi nel 2006.

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Come sempre, prima di incamminarci nei meandri di questo nuovo libro, vi invito a spulciare alcuni suggerimenti di lettura precedenti:

La mafia siamo noi

L’eredità di Villa Freiberg

Liberazione di Sàndor Màrai

Le pecore e il pastore

Estimated reading time: 3 minutes

Alcuni dettagli essenziali

Autore: Helga Schneider

Titolo: Io, piccola ospite del fürher

Edizione: Einaudi

Data pubblicazione: 2006

Pagine: 141

Prezzo: 10, 80 euro

Partiamo da una domanda…

“Si può davvero definire Adolf Hitler un ‘essere umano’?”

Parte da una domanda molto semplice e altrettanto dolorosa questo breve, intensissimo romanzo, in cui Helga Schneider torna a scavare nella sua memoria di bambina per raccontare un altro drammatico tassello della storia del Novecento di cui è da sempre appassionata testimone.

La scrittrice, lanciata dalla casa editrice Adelphi, come aveva già accennato nel suo romanzo Il rogo di Berlino, ha avuto modo di incontrare Hitler nel 1945, all’età di sette anni, nel bunker situato sotto la Reichskanzellerie e ne serba un vivido ricordo.

Breve sintesi de “Io, piccola ospite del fürher”

Ed è da questo vivido ricordo che prende avvio la memoria.

In questo romanzo, nello specifico, la scrittrice ci racconta come, assieme ad un gruppo di bambini, era stata invitata (per intercessione di zia Hilde, sorella della matrigna) a partecipare a una gita all’interno dell’ultima dimora del fürher.

Helga Schneider decide così di regalarci il ricordo di una giornata sconvolgente, trascorsa in un luogo dove tutto era predisposto per cercare di dimenticare le atrocità della guerra e l’ormai imminente caduta del Reich.

Piccola riflessione finale su “Io, piccola ospite del fürher”

La scrittura è semplice, leggera e priva di retorica. La scrittrice, pagina dopo pagina, ci spinge a vedere il mondo con gli occhi inconsapevoli di una bambina che si interroga sulla realtà che la circonda e che, da grande, ricostruisce con vivo dolore. Il dolore e il clima narrato sono quelli di quegli anni: gli anni delle ultime tappe della Seconda Guerra Mondiale e della fine del Terzo Reich.

La narrazione è quella calda di una memoria che cerca di restare fedele alle esperienze vissute senza indugiare in rivisitazioni posteriori, pur collegandole, con abile maestria, a citazioni storiografiche.

Il romanzo ci offre l’ennesimo doloroso frammento di una fase della storia la cui testimonianza si arricchisce della sincera immediatezza della curiosità di una bambina. Una bambina chiamata a godere dell’inattesa “fortuna” di poter visitare, assieme al fratello più piccolo, il bunker di Hitler.

Che dirvi se non…

Buona lettura a tutti!

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