La scelta del finale

La scelta del finale

Miei cari amici di penna,

oggi ci soffermeremo su uno dei momenti più delicati di una storia: la scelta del finale.

Diverse sono le modalità con cui possiamo farla volgere al termine e a noi l’ardua scelta della conclusione, della fine di una storia. Come sempre, procediamo per piccoli passi e incamminiamoci insieme verso questa fase della stesura di un manoscritto.

E per chi si fosse perso i suggerimenti precedenti…

Il momento culminante (o “climax”)

Il tempo della narrazione

Il luogo dell’azione

Scegliere la voce narrante

Il punto di vista del narratore

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Breve introduzione sulla scelta del finale

Nella varietà infinita di storie possibili, non è detto che un climax porti necessariamente a una chiara e limpida risoluzione, né che le parole finali debbano tradursi in una conclusione fatta e finita.

Attualmente sono sempre più frequenti narrazioni aperte, volutamente prive di una conclusione nel senso tradizionale del termine.

La letteratura ci ha spesso propinato un tipo di finale rifinito e corretto. Ma in parallelo all’evoluzione dell’antieroe come personaggio letterario, si tende a terminare una storia senza conclusione vera e propria; si preferisce cioè una sorta di anti-finale, con parole a volte sconcertanti che aprono la strada a nuovi interrogativi, lasciando il lettore nell’incertezza, perché il senso della narrazione appare incompiuto, indefinibile o incontrollabile.

Rilanciare il senso della storia al di là della pagina

Molte di queste opere sembrano costruite apposta per evitare la formazione di un’ipotesi definitiva o di un significato complessivo, facendo in modo che i vari elementi si condizionino o si cancellino vicendevolmente, senza formare possibilità nettamente opposte. Si tratta di un modo per accrescere la suspense e gettare una luce diversa sulla storia, ma è anche una soluzione per proiettare l’interrogativo che alla fine del testo rimane irrisolto al di là della pagina, nella mente del lettore, dove continuerà a riecheggiare e a suscitare nuove riflessioni.

Quando la storia si avvia verso la fine fatalmente perde un pò di slancio e di tensione. Quindi ci sono due soluzioni: situare il climax proprio alla fine oppure rilanciare la sfida con il lettore nelle ultime pagine. Ma in un modo o nell’altro la storia deve avere termine.

Vediamo in che modo può avvenire.

Sappiamo che il testo narrativo segue un percorso lineare, ma può procedere in due modi: come una linea retta da un punto A verso un punto B, oppure può curvare su se stesso e ritrovare il punto di partenza. Queste possibilità designano ovviamente due diversi tipi di finale:

  • Il finale lineare, dove la storia si muove in avanti e raggiunge il climax in un punto lontano da quello in cui era iniziata;
  • Il finale circolare, dove la storia curva su se stessa e termina esattamente nel punto dov’era iniziata, in un luogo simile o strettamente legato a quello originario.

Climax risolutivo o riflessivo

Il finale lineare è consigliabile se si preferisce realizzare un crescendo che punta a un climax emozionante, dirompente e risolutivo.

Se invece l’intento è quello di una soluzione meno esplosiva e concitata, ma più riflessiva o sfumata, meglio puntare a un finale circolare.

Se l’autore ha svolto onestamente il suo lavoro, un finale degno di essere letto dovrebbe offrire al lettore un punto di vista che sovrasta la storia, da cui tutti gli elementi precedenti possano essere colti, in retrospettiva, come parti significative di un insieme.

Detto questo, miei cari amici di penna, a voi l’arduo compito della scelta del finale della vostra storia.

A presto, con i prossimi suggerimenti di scrittura…

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2 thoughts on “La scelta del finale

  1. Articolo molto interessante Tina! Preferisco i finali circolari, perche offrano una chiusura poetica e danno un senso di completezza. Grazie Tina per gli spunti!

    1. Anch’io preferisco quelli circolari ma, in questo caso, non potevo non prendere in considerazione anche gli altri…Grazie di vero cuore per il feedback!

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