Paralimpiadi Parigi 2024 e le polemiche non finiscono

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Stasera domenica 8 settembre si metterà la parola fine alle Paralimpiadi Parigi 2024. Seguendo un programma serrato, al pari di quello organizzato per le Olimpiadi, lo start della grande festa scatterà alle ore 20.30 terminando alle 23 ora locale. Sarà l’occasione per festeggiare tutti insieme – atleti, accompagnatori e pubblico – in attesa del passaggio della bandiera, opss del testimone, alla città ospitante la prossima edizione dei giochi: Los Angeles 2028.

Ma sono davvero tutte rose e fiori? E se le polemiche hanno contraddistinto nello specifico alcuni sport durante le Olimpiadi, non di meno è avvenuto in occasione delle Paralimpiadi.

Di cosa parliamo in questo articolo? Ma di polemiche, ovviamente… E che polemiche!!

Confermato il problema della diversità di genere

Se le Olimpiadi sono diventate oggetto – in alcuni casi specifici – di accese dispute, gogna mediatica e battibecchi antisportivi, le Paralimpiadi non sono state da meno: il problema della diversità di genere c’è e, da oggi in poi, non sarà più possibile (per gli organizzatori di questo evento e non solo…) far finta di nulla!

Occorrono protocolli chiari ed esaustivi con regole altrettanto chiare ed esaustive che riescano a dipanare nodi spinosi che, pur attenendo alla sfera intima e personale di molti atleti, hanno un riflesso che incide inevitabilmente sulla competizione sportiva. Non si vuole parlare di pregiudizi bensì di necessari, per quanto sgradevoli, parametri che mirino proprio a evitare un “pregiudizio sportivo”.

Paralimpiadi Parigi 2024 polemiche: la scrittrice J.K. Rowling ci riprova!

Il primo polverone si è sollevato ad agosto durante le Olimpiadi per i tweet pubblicati dalla famosa scrittrice J.K. Rowling – per intenderci quella della saga di Harry Potter – a proposito dell’intervento dell’algerina Khelif alla competizione di pugilato femminile, definendola “un uomo che si stava godendo la sofferenza di una donna che aveva appena colpito in testa”.

Le fa eco Elon Musk che condivide sul suo profilo un post della nuotatrice Riley Gaines che afferma: “gli uomini non appartengono agli sport femminili“.

E di nuovo la polemica s’infiamma a colpi di interviste, post sui social e programmi TV sfruttando l’occasione (servita su un piatto d’argento…) per introdurre l’argomento, combattuto da tempo, circa la mancanza di trasparenza relativamente alle regole/parametri medici per l’ammissione alle gare quanto per alzare il famigerato sharing televisivo.

E se è vero ciò che recita un antico proverbio: “La volpe perde il pelo ma non il vizio!” non dovrebbe affatto meravigliare il secondo putiferio, avutosi pochi giorni fa in occasione delle gare femminili paralimpiche di corsa dei 400 e 200 mt piani, riguardante sempre la stessa scrittrice inglese che, dopo aver cancellato numerosi tweet relativi ai suoi commenti sulla Khelif, ci riprova, attaccando questa volta la transgender italiana Valentina Petrillo.

L’ultimo tweet di J.K. Rowling: il testo

“La comunità degli imbroglioni non ha mai avuto così tanta visibilità. Gli imbroglioni conclamati come Petrillo provano che l’epoca dello cheat-shaming è finita. Che modello! Allora dico, ridiamo a Lance Armstrong le sue medaglie e andiamo avanti”.

Dall’Italia è partito il putiferio e in Italia rientra: la nostra atleta viene definita un’imbrogliona paragonabile al ciclista Armstrong, squalificato a vita per doping. E se il tweet della Rowling contro Lin Yu Ting ha fatto infuriare Taiwan, la Khelif non ci ha pensato due volte dal denunciare per i reati di cyberbullismo e molestie online sia la mamma di Harry che il magnate della luna (o di Marte?).

Vedremo nei prossimi giorni cosa deciderà di fare la Petrillo. Nel frattempo rimaniamo in attesa di assistere all’evoluzione giudiziaria che coinvolge sia la Rowling che Musk.

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