Scrivere di malattia non è mai semplice ma, a volte, può essere un vero e proprio salvavita. Scopriamo insieme il perché ma, soprattutto, scopriamo insieme gli effetti benefici della scrittura e della sua capacità di lenire il dolore.
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La difficoltà nello scrivere di malattia
Ci sono argomenti che, chissà perché, facciamo sempre un pò fatica a trattare. Forse perché mettono in risalto le nostre paure più nascoste, o forse perché, semplicemente, parlarne significa confrontarci con le nostre fragilità. Perché la malattia è fragilità e scriverne significa mettere a nudo quella parte di noi che abbiamo più difficoltà ad accettare perché mette in risalto i nostri ipotetici limiti e i nostri paletti interiori.
Ma essere portatori di una malattia non è soltanto questo…
Scrivere di malattia è catartico
Scrivere di malattia è un’arma a doppio taglio.
Da un lato la scrittura può essere lenitiva perché aiuta a buttare fuori il proprio malessere, la propria rabbia, la propria frustrazione; dall’altro, però, può essere quella lama che scava, taglia in profondità e riapre ferite vecchie e nuove.
Denudarsi attraverso la scrittura, per me, è sempre un atto catartico. E’ il dispiegarsi delle ali di un uccello che, uscito dalla propria gabbia, e nonostante i venti contrari, assapora la bellezza della libertà. Non importa se il vento rallenterà il suo volo, perché a prevalere sarà la gioia di sperimentarsi coi propri limiti e farli divenire punti di forza.
E’ tutta qui la magia dell’atto dello scrivere di malattia.
E’ un gioco di luci e ombre in cui il dolore, la sofferenza, la frustrazione divengono il pedale spinto a non temere la malattia e, soprattutto, non temere il giudizio e il pregiudizio che spesso ne deriva.
Scrivere di malattia è sinonimo di apertura
Scrivere di malattia non è sinonimo di chiusura ma di apertura verso l’altro e, soprattutto, è un invito alla conoscenza di un dolore, di una fragilità, per far si che quel dolore, quella fragilità, non divengano un limite o un paletto nei rapporti con gli altri. Empatizzare con la malattia significa accoglierla, cullarla, renderla propria e intraprendere un cammino verso la consapevolezza per far si che vengano scardinate le barriere dei luoghi comuni. Per questo è importante scriverne, renderne partecipi gli altri.
La scrittura, se usata con cognizione, diviene una sorta di ancora di salvezza perché è dalle pagine scritte che si parte per fare luce a quel barlume interiore per spingerlo a nuova vita. Perché la vita, indipendentemente da tutto, è colore ed è voglia irrefrenabile di carpirne anche le sfumature più bige.
E allora diamo spazio al colore, ma soprattutto, diamo spazio anche a quella parte di noi che apparentemente, solo apparentemente, ci rende più fragili e vulnerabili.