Sono trascorsi un paio di giorni dall’evento “Traiettorie di legalità” organizzato dalla Consulta degli Studenti di Parma, eppure non riesco ancora a canalizzare le emozioni. Emozioni fatte di sguardi vivaci e attenti, di sorrisi sornioni in attesa di poter chiedere, domandare, esprimere le proprie opinioni.
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La lotta alla mafia e il ruolo dell’educazione civica tra i giovani.
Erano 108 gli studenti riunitisi il 25 marzo nella Cappella del Convitto Nazionale “Maria Luigia” di Parma per parlare, discutere di mafia, di legalità, di sete di giustizia, ma anche di conoscenza. Una conoscenza che, seppure il tema sia molto attuale, non è così scontata.
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L’importanza degli adulti nel perseguire le traiettorie di legalità.
Le mafie si sono evolute e, nel tempo, sono diventate più silenti, meno visibili, più subdole e, di conseguenza, meno riconoscibili. E forse è proprio questa “silente irriconoscibilità” che ci ha portato spesso, troppo spesso, a sottovalutarle, a non guardarle nella maniera giusta. E forse noi adulti abbiamo bisogno proprio dei “più piccoli”, degli studenti, delle giovani menti, per ricordarci che è nostra la responsabilità nei confronti delle generazioni future.
L’incontro del 25 marzo ci ha dimostrato che le generazioni future ci stanno chiedendo a gran voce di prenderle per mano e incamminarci insieme a loro in questa società malata che nasconde mille insidie. Insidie che necessariamente ci riportano con i piedi per terra e ci mettono di fronte alla realtà nuda e cruda: le mafie esistono e continuano a minare le fondamenta, i gangli vitali, della nostra società.
Sta a noi, noi adulti, non perdere le “traiettorie di legalità” e donare ai ragazzi le “traiettorie educative” giuste affinché la lotta alle mafie non sia solo un sogno utopico ma tangibile realtà. Una realtà che può divenire tangibile, concreta, solo se gli adulti donano ai giovani gli strumenti per decifrare il fenomeno mafioso e se le traiettorie si uniscono tra loro per intraprendere un percorso comune. Il percorso da avviare non è solitario ma deve essere costituito da una presa di coscienza comune che porti ad un impegno reciproco. Perché è di reciprocità e consapevolezza che è costituita la lotta alle mafie.
Lo scopo comune tra gli studenti e i loro interlocutori: attivare traiettorie di legalità.
Ed è da questa volontà di reciprocità che sono partite le domande dei due moderatori, gli studenti Denis Margarint e Sebastiano Roti (sostenuti e coadiuvati dalla docente Laura Schianchi), agli ospiti in sala, ossia al Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Parma Fernando Capezzuto, all’Assessore alla Comunità Giovanile Beatrice Aimi, al Presidente dell’Associazione Cortocircuito Elia Minari, all’attivista dell’Associazione Antimafia “Giuseppe Rechichi” e di Libera Gabriella Corsaro e alla sottoscritta in veste di educatrice e scrittrice sul tema.
Domande che hanno messo in risalto non solo il loro desiderio di comprendere il fenomeno mafioso, ma anche il loro voler essere cittadini attivi e pronti a dare il loro contributo nel contrasto alle mafie.
Io non faccio alcuna fatica ad ammettere che mi sono profondamente commossa ed emozionata nel vedere la sala così gremita, così piena di giovani menti pronte ad accogliere i loro interlocutori e ad aprire un dialogo con loro. Ad emergere, durante i loro interventi, è stata la loro straordinaria attenzione e la loro a dir poco strepitosa sensibilità nell’affrontare una tematica così difficile come quella delle mafie. Per me, lo confesso, è stata magia vera constatare, man mano che il dibattito si animava, veder trasformare il pronome personale “loro” in “noi” nel momento in cui le parole hanno dato voce a sentimenti e pensieri univoci, ossia la volontà di perseguire traiettorie comuni, le traiettorie della legalità.
Viva la legalità e abbasso le mafie sempre!